Spunti per una grafia comune del dialetto varesino ( o bosino)

Questa riflessione sulla grafia e sulla conseguente pronuncia del dialetto varesino (o bosino) ripercorre, e in parte copia, alcuni appunti dell'amico poeta Paolo Rattazzi, che ci ha lasciato come preziosa eredità, e si avvale delle annotazioni offertimi amichevolmente da Antonio Borgato, nonché di svariate conversazioni e confronti con l'amico Enerico Tediosi e delle note introdittive che si ritrovano sul vocabolario bosino redatto da N. Gorini e C. Maggiora dal titolo "I nost paroll - parolario bosino"  edito  a cura della Famiglia Bosina.

Si tratta di spunti indicativi che non hanno certo volontà coercitiva. Ognuno opera come crede. Ma come sosteneva Rattazzi se ci fosse una grafia comune per il dialetto bosino ciò renderebbe più agevole ed efficace la sua lettura (e forse anche la sua comprensione per i non addetti ai lavori)

Come si sa una peculiarità del dialetto è la differente pronuncia da paese a paese, e conseguentemente la differente grafia che può variare anche nell’ambito della stessa koinè di scrittori. Anche i vocaboli a volte possono differenziarsi di significato. Per l’uno e per l’altro io mi attengo alla tradizione orale e ad alcune note di autori varesini.

Per una maggior chiarezza interpretativa ed espositiva ritengo opportuno accentuare tutte le parole – tranne evidentemente i monosillabi che non patiscono di confusione – per poter permettere, a chi volesse, una lettura dialettale più agevole, ribadendo la non obbligatorietà di un simile metodo grafico.

Sintetizzo l’uso delle vocali e di alcune consonanti.

è = accento grave, pronuncia aperta, come in italiano caffè

é = accento acuto, pronuncia chiusa, come in italiano perché

ò = accento grave, pronuncia aperta, come in italiano sòcio

ó = accento acuto, pronuncia chiusa, come in italiano amóre

ö = come nel tedesco schön, francese fleur

ü = come nel tedesco grün, francese mur

c, g = pronuncia dolce o sonora, come in italiano cera e Genova

ch, gh = pronuncia dura o aspra, come in italiano chiesa e ghepardo

s = pronuncia dolce o sonora come in italiano viso

ss = pronuncia sorda o aspra come in italiano sala (come fosse una esse sola)

z = pronuncia dolce o sonora come in italiano zona

zz = pronuncia sorda o aspra come in italiano milza (come fosse una zeta sola)

s'c, s'g = si pronunciano come fossero a sé stanti, disgiunte

Le consonanti b, gh, d, v, in finale di parola si pronunciano rispettivamente: p, ch, t e f.

Le vocali a, e, i, o, u, ö, ü seguite dalla consonante n si nasalizzano quando la vocale finale è tonica, come nel vocabolo"magnàn"

Le doppie, sia come vocali che come consonanti, hanno suono prolungato e si pronunciano come se fossero semplici e non doppie.                  

Per una corretta scrittura e conseguente pronuncia consiglio l'uso del già citato vocabolario "I nost paroll" di N. Gorinie C. Maggiora             

Giuliano Mangano (Enea Biumi)