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Amarcord in dialetto bosino Con il prefetto a villa Recalcati

Nelle stanze più segrete di villa Recalcati si parla in dialetto bosino, ma solo per un’ora in perfetto stile amarcord.
Il prefetto Giorgio Zanzi e i poeti del Cenacolo ieri pomeriggio hanno preso un caffè parlando in dialetto bosino, negli appartamenti prefettizi. Cose che capitano solo quando il prefetto lavora nella sua città natale. Insieme il gruppo ha passato un’ora chiacchierando del campanile del Bernascone, della luna che lo illumina, della città giardino.
Presenti all’appello: Carmen Contini, Lidia Munaretti, Antonio Borgato, Norma Bombelli, Giuliano Mangano, Marco Candiani, Paolo Rattazzi, Mauro Marchesotti, Fernando Comolli, Natale Gorini, Francangelo Gianella, Valentina Iorio Tomasetti, gli svizzeri Gianna Maspero ed Edo Figini, Luigi Binda, Renato Monetti, il vicepresidente Giuseppe Paganetti e il presidente Enrico Tediosi.
«Voi siete il baluardo sano che mantiene le tradizioni in questa società sempre più multietnica – ha detto il prefetto Giorgio Zanzi in veste bosina doc – Come genitore ho il rimpianto di non aver insegnato il dialetto ai miei figli. Mio padre lo parlava e lo capiva, io lo capisco e lo parlo poco, i miei figli non lo conoscono».
Toccante il momento in cui Fernando Comolli ha donato al prefetto una scultura di legno raffigurante una barca di pescatori del lago di Varese. I poeti, poi, si sono esibiti nella lettura di alcuni versi.


Adriana Morlacchi

(Nella foto il prefetto Zanzi - foto by Varese Press)

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